Stop alla diffusione di prodotti realizzati attraverso il lavoro forzato

In data 24/04/2024 è stato adottato dal Parlamento Europeo con 555 voti favorevoli, 6 voti contrari e 45 astensioni un regolamento volto a vietare in Unione Europea la vendita, l’importazione e l’esportazione di prodotti realizzati mediante il lavoro forzato.

Ambito di operatività

Il divieto è ad ampio raggio: riguarda tutti i prodotti e tutti gli operatori sul mercato. I Paesi membri dell’UE avranno tre anni di tempo per applicare le nuove previsioni, con previsione di multe per gli operatori economici in caso di inosservanza.

In tal modo le autorità degli Stati membri e la Commissione Europea saranno attive nell’indagine su merci, catene di approvvigionamento e produttori sospetti.

Qualora all’esito di opportune indagini si ritenga che un prodotto sia stato realizzato con il lavoro forzato, non sarà più possibile commercializzarlo sul mercato dell’UE (anche online) e le spedizioni saranno intercettate alle frontiere dell’UE.

A seguito del ritiro dal mercato, il bene potrà essere poi donato, riciclato o distrutto.

Solo dopo che l’operatore economico avrà provveduto a eliminare il lavoro forzato dalle sue catene di approvvigionamento, potrà reintrodurre nel mercato quella tipologia di prodotto.

Scopo del regolamento

Il provvedimento rappresenta un importante tappa nel contrasto alle pratiche di sfruttamento lavorativo e promozione del rispetto dei diritti umani a livello globale.

L’European Solar Manufacturing Council (ESMC), associazione industriale nata nel 2019 con l’obiettivo di promuovere gli interessi del settore manifatturiero europeo del fotovoltaico, ha ripetutamente richiesto all’Unione Europea l’adozione di misure contro il lavoro forzato nell’industria fotovoltaica, per evitare che i prodotti solari realizzati con il lavoro forzato entrino nel mercato europeo.