Sui terreni agricoli la struttura fissa, o più comunemente il tracker monoassiale, si evolve per adattarsi alle esigenze produttive del terreno o al pascolo.
Vediamo tutte le caratteristiche di questo tipo di strutture.
Contesto normativo
La normativa italiana ha introdotto strumenti specifici dedicati all’agrivoltaico avanzato.
Il DL Agricoltura (DL 63/2024) limita l’installazione di impianti fotovoltaici a terra in aree agricole, salvo eccezioni per sistemi orientati alla produzione agricola, come quelli cofinanziati dal PNRR.
In particolare, il DM Agrivoltaico (DM 436/2023) prevede incentivi per progetti che destinano almeno il 70% della superficie ad attività agricole o pastorali.
Vantaggi per l’agricoltura
Nell’agrivoltaico, i solar tracker assumono un doppio ruolo strategico:
- aumentano la produzione energetica
- migliorano l’ombreggiamento variabile, offrendo protezione da grandine e calore e favorendo la riduzione dei consumi idrici
Inoltre, grazie all’altezza regolabile, garantiscono l’accesso a macchine agricole e attività sul suolo, uniformandosi ai requisiti tecnici prescritti (moduli sopraelevati, ombreggiamento dinamico, monitoraggio agronomico).
Differenze rispetto ad un tracker “classico”
La differenza più importante è la distanza del modulo da terra.
Mentre un tracker normale ha dei moduli con una distanza da terra di 0,4/0,5m, gli impianti agrivoltaici devono avere per legge una distanza da terra maggiore.
- sui campi adibiti ad allevamento, l’altezza del modulo da terra, nel punto di massima inclinazione, deve raggiungere un minimo di 1,3m.
- per i campi adibiti a coltivazione, il limite raggiunge i 2,1m.
Un aumento dell’altezza dal terreno comporta un significativo aumento dei costi della struttura. Particolare attenzione va data anche alla relazione geologica del terreno, al fine di stabilire la corretta profondità di infissione per i pali di sostegno.